Cosa mi ha insegnato il biliardo

pool

Le biglie del biliardo hanno il peso perfetto.

Non sono troppo pesanti, né troppo leggere. 

Non sono come le palle da bowling, che le scegli, e vedi se hanno la presa giusta per te. E ogni tanto pensi che ci manca mezzo chilo, o hanno mezzo chilo di troppo; ma devi fare con ciò che hai, alla fine, e tiri.

Non sono quelle da tennis, che quelle che hai sono sempre due, nel tubo, spaiate; e sempre spelate.

Le biglie sono lì, perse nel manto del biliardo, le luci accese o spente. Tutte uguali e con numeri e colori diverse, democratiche, mi viene da dire: cosmiche; e perfette. Hanno un suono, quel tlac!, mentre tozzano l’una con l’altra, che ti dà la sicurezza dell’ordine del cosmo. Non so spiegarlo meglio: se senti quel suono, sai che esiste l’ordine del cosmo. Sai che Qualcuno ci ha pensato.

Non sono nemmeno come i pezzi degli scacchi, che se li prendi perfetti sono perfetti, ma se ne prendi un tipo non da torneo, o di qualità scadente, o con il peso scorretto, li senti sfuggirti dalle dita, come strumenti imprecisi per lavori di falegnameria, la punta di un trapano che non si attacca correttamente al mandrino, un martello che non ha il peso corretto nella parte metallica, o che sfugge all’impugnatura; eccetera.

No. Le biglie sono perfette.

 

Ieri Eliana mi dice: Ti faccio una sorpresa.

E mi ha portato in una sala da biliardo, vicino a Porta Genova.

In questi giorni sto riflettendo molto sul valore dell’esperienza, perché alla fine l’esperienza non è il tempo che passa, ma ciò che impari dal tempo che passa. E se non impari dal tempo che passa, invecchi.

Quindi, dirò le cinque cose che ho imparato ieri; e pazienza se ho giocato solo ieri. 

Se ho imparato qualcosa, bene. E se ti è utile, meglio.

1. Abbi una strategia, sempre.

Questa cosa l’ho imparata da tempo negli scacchi; ma mi sfugge come non sia, come dire, pane universale.

Se non hai un piano, l’avversario ce l’avrà. Ed è meglio un piano mal congegnato che nessun piano.

Ho pensato: lei ha una miglior mira di me; quindi, se gioco per vincere, perdo. (Ed effettivamente ho perso la prima). Quindi: l’unico modo per uscirne vivo non è provare a vincere, ma elaborare una strategia. La strategia mia era: piazzale tutte vicine alle buche. Quindi, non lavorare di precisione, ma di accostamento. A volte, funziona anche con gli scacchi: se porti i tuoi pezzi vicini al re avversario, li metti in case sicure ed eviti che si pestino i piedi, poi una combinazione la trovi.

2. Concentrati sul colpo, non sulla buca.

Questa l’ho presa da Lo zen e il tiro con l’arco (un libello glorioso di Herrigel, pubblicato da Adelphi). Concentrarsi sull’obiettivo rende la vita una merda, sempre. Perché se non lo raggiungi, hai perso del tempo; e se lo raggiungi, avrai avuto la sensazione di aver vissuto per qualcosa, e non, come dire, di aver vissuto per se.

Gli americani lo chiamano: Focus on the process.

Magari nel biliardo è sbagliato, ma mi sembra abbastanza chiaro che sto parlando per metafore. E quindi, impugnavo la stecca, e mi concentravo sul colpo. Non la buca: il colpo. E lì, mi sono accorto che ogni colpo aveva un ospite indesiderato; che ci porta al prossimo punto.

3. Quando hai paura, colpisci.

Ogni volta che si trattava di colpire, ci mettevo dieci, quindici, venti secondi. Una noia mortale. Che in realtà non era calcolo: era paura di sbagliare. Guardavo la biglia, guardavo la punta della stecca, la biglia, la punta; cercavo di ricordare dove andasse colpita, se al centro, o poco sopra, o poco sotto. 

Inutile, a ‘sto livello.

Allora ho adottato una ulteriore strategia: quando hai paura, colpisci. Mi davo tre secondi, e poi via. L’azione scaccia la paura. Anche adesso.

4. Conosci le regole.

A volte è inutile darsi un piano, se non sai se quel piano è materialmente fattibile.

Per dire: ieri sera siamo poi andati a vedere Air (ne parlo nella newsletter), e i soggetti coinvolti hanno la trovata di fare una scarpa rossa per Jordan, il rosso dei Bulls; solo che non si può. È vietato dalla Lega. Si può usare una concentrazione massima di colore del 49%; il resto deve essere bianco.

Quindi. Se la 1 finisce dentro, è partita finita? Negli scacchi, puoi scegliere se muovere un pedone di due o due pedoni di uno, all’inizio? La 8 e la 15 vanno in buca d’angolo o no?

Se non lo sai, lo devi sapere.

5. Divertiti.

Il piano, la strategia, il fare buca, il guardare la tua partner, l’osservazione del covo, sperare che qualcuno fumi.

Se tutto questo non ti diverte a fondo, ma intendo: a fondo, muoviti, cazzo.

E prenota il tavolo.

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